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06 Dec

Il discorso dell'Arcivescovo Mario Delpini alla Città

E gli altri? Tra ferite aperte e gemiti inascoltati: forse un grido, forse un cantico

"E gli altri?" Inizia con un interrogativo il tradizionale messaggio lanciato alla città, ma soprattutto alle istituzioni, dall’Arcivescovo mons. Mario Delpini la sera della vigilia di Sant’Ambrogio.

E poi spiega: "Perché metto nel titolo di questo discorso un punto interrogativo? Perché voglio fare l'elogio dell'inquietudine, voglio condividere l'aspetto promettente di un realismo che custodisce la speranza e che crede nella democrazia e nella vocazione della politica". E procede citando Sant'Ambrogio su un tema inevitabile e con un passaggio che non lascia margine all'interpretazione: "anche quelli che escludono i forestieri dalla città non meritano certo approvazione".

Da qui l'arcivescovo descrive la paura che "serpeggia nella città", che include "difficoltà reali che si devono affrontare non si sa come" ma anche "notizie organizzate per deprimere, per guadagnare consenso verso scelte di emergenza, senza una visione lungimirante". Una paura che "induce a chiudersi in se stessi, a costruire mura di protezione per arginare i pericoli e i nemici, ad accumulare e ad affannarsi per mettersi al sicuro quello di cui potremmo aver bisogno, perché, non si sa mai".

Ecco, ma alle porte della paura bussa l’inquietudine con la sua provocazione: "e gli altri ?". Gli onesti lavoratori che si ritrovano a fine mese una paga che non copre le spese che la vita urbana impone loro? In una città che riqualifica quartieri e palazzi, che seduce i turisti e gli uomini d’affari, ma che demolisce le case popolari?

Gli altri di cui occorre assolutamente occuparsi sono, invece, sottolinea l’Arcivescovo, i bambini abusati, le donne maltrattate, gli anziani soli, quelli che non hanno voce, quelli che abitano la città senza che noi ce ne accorgiamo, quelli per cui non abbiamo stanziato risorse sufficienti, quelli che non vanno a scuola, quelli che non lavorano, quelli che non hanno casa, che non hanno assistenza sanitaria, quelli che lavorano troppo e sono pagati troppo poco. Non può bastare qualche volonterosa protesta; è necessario sperare insieme con realismo in un mondo giusto e mettere mano all'impresa di costruirlo.

Difficile condensare l’analisi severa che mons. Delpini ha presentato alla folla di autorità e rappresentanti delle istituzioni. Per leggere, e meditare anche, sulle sue parole vi rimandiamo al servizio di Pino Nardi pubblicato ieri dal sito della Diocesi a questa pagina.

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